Per raggiungere l'ideale non basta concepirlo astrattamente. Quando ad esempio si dice: - Amo la patria, amo una bella donna, amo la gloria - , ci è amore rettorico, non ci è l'ideale; una forma molto plastica, poco ideale. L'ideale è una certa disposizione dell'anima come l'aveva Dante, come l'ebbe anche Petrarca, come l'hanno avuta Tasso e Leopardi. Il povero Leopardi fu chiamato malato pel suo ideale! Or tutto questo può essere il modo di concepire di un popolo, la malattia di una nazione. L'ideale tedesco è rappresentato in tre parole: «intimità», «malinconia», «umore». A quest'ideale noi siamo stranieri, perciò esse meritano essere spiegate perché si comprenda che un popolo può avere quell'ideale, un altro no, tranne per eccezione qualche individuo. Prima condizione dell'ideale romantico è la disposizione dello spirito a sequestrarsi dal mondo esteriore, a chiudersi in sé, tra i suoi cari, a farsi un piccolo mondo, a rimanere straniero alla vita. Un tedesco con la sua famiglia, col suo giardino, i suoi libri, gli amici, si fa un piccolo mondo che gli basta. Questa concentrazione dell'animo, questo chiudersi là dentro, è l'«intimità». Per questa disposizione che voi provate talvolta, quantunque di rado, e che può essere determinante in tutto un popolo, avviene che l'uomo vede con altro occhio le cose terrene, con «occhi mutati», dicea Leopardi che l'aveva. Nella solitudine del pensiero il corpo si affina, le forme si assottigliano, si entra in un mondo vaporoso, fantastico.
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