Questa letteratura aulica in Francia era in decadenza, quando ci capitò il romanticismo, specialmente per opera di madama di Staël e del suo libro De l'Allemagne. Per opposizione all'impero la gente che combatteva Napoleone, vedendo in lui la tirannia all'interno, il regno della spada al di fuori, e cercava una diga nell'idea religiosa e in quella di autorità, trasformò il romanticismo tedesco, ne fece uno strumento politico, di partito, un'arma di guerra. Il sentimento religioso puro del romanticismo tedesco (però anche certi tedeschi congiuravano servendosene, per esempio gli Schlegel) si trasforma, diventa papato, con Bonald, De Maistre, ecc... Comincia la guerra contro il secolo XVIII. Ma lasciamo il romanticismo francese, senza vedere ora che cosa divenne in Victor Hugo, che lo ridusse ad antitesi: di ciò ci occuperemo a suo tempo; veniamo all'Italia. In Italia ci era allora un giovane, aveva venti anni, educato in Milano, Alessandro Manzoni. Trovava in casa le idee rivoluzionarie, perché la madre era sorella di Cesare Beccaria. Andato a Parigi, ne tornò volteriano ed enciclopedista. Aveva le idee rivoluzionarie del secolo XVIII, ammirava la forma di quel contenuto, era entusiasta di Alfieri, ammiratore di Monti. La sua educazione era classica. Vediamo i primi saggi del suo ingegno. Muore Carlo Imbonati ed egli scrive dei versi. Che cosa sono? Reminiscenze del «sogno» del Petrarca, divenuto cosa volgare ne' sogni dell'antica letteratura italiana. Un anno dopo, nel 1806, scrive l'Urania, concezione mitologica.
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