Con la debita riverenza al grand'uomo, è questa la parte mortale, classica, oratoria, descrittiva, talvolta rettorica de' suoi Inni. Nella Passione e nella Risurrezione quante apostrofi, quante esclamazioni!
La parte viva degl'Inni, quella in cui si rivela il poeta, ancor giovane, è quando ei lascia il soprannaturale e tocca la terra, quando vi rappresenta le impressioni umane rimpetto a que' fatti. Il sentimento democratico esalta il poeta, lo rende semplice, efficace, quando rappresenta il cielo come difesa degl'infelici.
Sentite la nuova poesia che nasce, sentite in questi versi chi descriverà la madre di Cecilia in mezzo alla peste:
La mira Madre in poveriPanni il Figliuol compose,
E nell'umil presepioSoavemente il pose.
Addio forme descrittive, addio paragoni! Sentite il sentimento dell'eguaglianza umana in un piccol tratto rimasto immortale:
a tutt'i figli d'Eva
Nel suo dolor pensò.
Quanta verità in questi versi:
Nelle paure della veglia brunaTe noma il fanciulletto; a Te, tremante,
Quando ingrossa ruggendo la fortuna,
Ricorre il navigante.
Guardate se si può meglio rappresentare l'anima della femminetta abbandonata dagli uomini e che cerca aiuto alla Vergine:
La femminetta nel tuo sen regaleLa sua spregiata lacrima depone,
E a Te, beata, della sua immortaleAlma gli affanni espone.
Sentite il reale, sentite il terreno mostrarsi nella pienezza della fede verso quel soprannaturale descritto innanzi. Ci può essere di più vero di questi versi:
Per Te sollevi il poveroAl ciel, ch'è suo, le ciglia,
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