Sono teologici, coi lineamenti generali religiosi non ancora determinati, perché ancora fuori della storia.
Lo stesso dirò dell'uomo nuovo come lo concepisce Manzoni, e come si trova negl'Inni. Un mondo nuovo genera un uomo nuovo. Se quel mondo rappresentato dal Manzoni vi riproducesse un ideale redivivo, l'uomo da lui rappresentato dovrebbe essere la riproduzione dell'uomo antico religioso. Or quale è il carattere dell'uomo poeticamente concepito dall'immaginazione dì Manzoni, negl'Inni? Quest'uomo non ha base in terra ma nel cielo, al di là della terra; colà sono tutte le origini, là si rivolgono tutte le aspirazioni. Ciò è appunto perché l'uomo non sente se stesso come uomo, ma rispetto al cielo, patria ultima, definitiva. Quale sentimento nasce da questo capovolgimento della base dell'uomo? da quest'uomo il cui centro, la cui aspirazione è fuori, al di là della terra? È il sentirsi uguale a tutti i suoi, per cui si chiama loro simile, loro fratello: l'uguaglianza cristiana dinanzi al cielo. Il ricco e il povero, il nobile e il plebeo sono tutti fratelli in Cristo, tutti redenti da Cristo; il cielo è aperto a tutti, se sapranno meritarlo. Questo ho chiamato sentimento democratico degl'Inni.
È questa la democrazia del secolo XVIII? No, è una nuova, la democrazia cristiana, l'uguaglianza di tutti gli uomini dirimpetto al cielo, e non come uomini, ma come cristiani, fratelli in Cristo, redenti da Cristo. Ma l'essere gli uomini tutti uguali dirimpetto al cielo non porta per conseguenza che debbono essere uguali anche in terra.
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