Viene a Pavia, capitale del regno longobardo, Bertrada, madre di Carlomagno; vede questa giovinetta e dice: - Ecco la sposa di Carlo - . La giovinetta va in Francia, pegno di eterna amicizia tra i due re e i due Stati. Là mena vita da regina, da sposa amata e felice, finché il papa scomunica la famiglia sua. E Carlo, parte per sentimento religioso, non volendo tenere nel suo letto la figlia di uno scomunicato, parte per amore verso Ildegarde, sulla quale già avea messo gli occhi, ripudia la sua sposa e la rimanda alla casa paterna.
La scena si apre: Ermengarda, reietta, accompagnata da soldati di Carlo, giunge alla casa del padre suo. Posti questi antecedenti, qual'è la situazione di Ermengarda? Ma ella apparisce a noi quando già ha cessato di vivere in terra, quando la sua vita è stata profanata. In quei tempi una donna ripudiata era scacciata dalla casa paterna, era onta per lei il rifiuto. Ermengarda dunque apparisce quando non vive più sulla terra, non ha più storia. Che diventa? Un personaggio lirico, non drammatico. Che le rimane? Deplorare il suo stato, non avendo forza di rifare la sua vita, di trovarne una nuova nel suo mondo interiore: e va a chiudersi in un monastero. Ecco la situazione.
Può essere un personaggio pieno di espansione, e dir quello che sente dei suoi patimenti, raccontare le memorie della sua vita? Niente di tutto questo.
La donna è espansiva con la madre, con la sorella: lì il suo cuore non ha più segreti, può dir cose che arrossirebbe di svelare innanzi a un uomo.
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