- E benedici i cari tuoi, che accoltaHanno così questa reietta - .
Il padre, uomo grossolano, uomo del Medio Evo, tutto passioni, cui sfuggono le delicate gradazioni delle parole di Ermengarda, dovrebbe capire quante angosce, quanto pudore sono in quell'anima, e non tentarla. Ma egli grida vendetta, e le gitta una frase brutale, a bruciapelo:
- Quel vile,
Tu l'ameresti ancor? -
Egli non ammette che Ermengarda abbia più amore per colui che l'ha ripudiata.
Vedete ora il carattere muto di questa donna:
- Padre, nel fondoDi questo cor che vai cercando? Ah! nulla
Uscir ne può che ti rallegri: io stessaTemo d'interrogarlo... -
La donna si chiude nel suo pudore, non osa rivelare, nemmeno a se stessa, quello che sente. La scena dunque finisce qui, quando Ermengarda dice: - Lasciatemi andare in un convento, a morirvi in pace - ? Ebbene, la scena si rialza mediante uno di quei tratti generosi che voi non potete aspettarvi da Desiderio, ma da Adelchi. Questi, anima più delicata, sente tutto quello che c'è di crudele nelle parole di Ermengarda, quando dice: - Lontana dal mondo io voglio morire - .
Adelchi la interrompe subito:
- Al ventoQuesto presagio; tu vivrai: non diede
Così la vita de' migliori il cieloAll'arbitrio de' rei - .
Adelchi vorrebbe comunicarle una speranza che ella non sente più: - Tu sei giovane, le dice, puoi aspirare ad una nuova vita, non è tempo di parlare di morte - , Ermengarda ritrova la parola, per gittarci innanzi un altro lampo che ci fa intravedere tutto quello che è dentro di lei:
| |
Medio Evo Ermengarda Ermengarda Ermengarda Desiderio Adelchi Ermengarda Ermengarda
|