In questi pochi tratti del Manzoni, voi sentite già il poeta che comincia a muovere i passi per la sua via.
Ermengarda scompare, succede la tragedia storica, i più grandi avvenimenti ci si svolgono innanzi. I Longobardi che dapprima credono dover essere vincitori, ci si presentano baldanzosi, superbi; Desiderio già pensa di andare a Roma; poi vengono le notizie della sconfitta, Pavia è presa, Desiderio fatto prigioniero, Carlomagno fa la sua entrata trionfale in Roma, con Ildegarde al fianco va a rallegrarsi col papa. Adelchi si chiude in Verona con un pugno di bravi, è tradito, Verona è presa. Tutta la tragedia storica è compiuta, la famiglia di Ermengarda è distrutta: rimane la conseguenza fatale di quegli avvenimenti.
Abbiam perduto di vista Ermengarda: ella è in monastero e prega Dio. Quando ricomparisce?
Il modo di riportarla in iscena mostra già un non comune sentimento poetico. Quando la catastrofe è succeduta, dopo quei grandi avvenimenti, passate oltre: tra le grida di gioia dei vincitori, tra i lamenti dei vinti, guardate, e in fine che comparisce? Un convento! Ermengarda, innocente cagione di que' fatti, è sul suo letto di morte, le suore le stanno intorno, pregano Dio per l'anima sua. Si ottiene qui un grande effetto poetico senza sforzo, col collocare bene in questo momento tale scena, che se la catastrofe non fosse ancora cominciata, sarebbe inutile. Ma qui, dopo tante lotte, tanti avvenimenti, far terminare la tragedia come la vita del Medio Evo, in un convento, con sovrapporre l'ideale cristiano alla terra, è di grande efficacia.
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