Come rugiada al cespiteDell'erba inaridita,
Fresca negli arsi calamiFa rifluir la vita,
Che verdi ancor risorgonoNel temperato albor...
Vi ripeterò un altro paragone che è il capolavoro di questo Coro:
Muori; e la faccia esanimeSi ricomponga in pace;
Com'era allor che improvvidaD'un avvenir fallace,
Lievi pensier virgineiSolo pingea...
(per le suore la salute di Ermengarda è nel tornar vergine come loro, nel cancellare quella vita anteriore che non comprendono, e le augurano che la sua faccia torni come quando era ancor vergine)
... Così
Dalle squarciate nuvoleSi svolve il sol cadente,
E, dietro il monte, imporporaIl trepido occidente:
Al pio colono augurioDi più sereno dì.
Ed il più sereno dì è il paradiso, il cielo. Dunque, di tutto questo dramma, rimane vivente il solo Coro, in cui si vede il principio di una lirica cristiana. La parte drammatica e storica sono «accenni», senza che si possa dire che dall'immaginazione del Manzoni sia sorto un uomo o una donna.
[Ne La Libertà, 11-12 febbraio 1872].
Lezione IV
[IL «CINQUE MAGGIO»]
Dunque seguiamo il Manzoni nella formazione faticosa dei suoi ideali. Io vi mostrai negl'Inni gli elementi di un nuovo mondo e di un nuovo uomo, che il Manzoni poi ha cercato realizzare nell'Adelchi e nell'Ermengarda. Ha tentato di realizzarli drammaticamente; ma come vedemmo ne è riuscito un Coro, un semplice accento lirico.
In effetti, perché la lirica cristiana non sia una semplice effusione piena di unzione, una vuota generalità, è necessario che il poeta vi aggiunga la lotta ove si sviluppa l'elemento drammatico, la lotta tra il terreno e il divino.
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