Qui sta la principale differenza tra l'ode italiana e quella di Lamartine, di Béranger, di Victor Hugo. Ivi il poeta a proposito di Napoleone esprime i suoi sentimenti, le sue aspirazioni, corre appresso a' concetti; qui il poeta sparisce, avete innanzi la realtà storica nei suoi momenti successivi; perciò là domina il carattere lirico, questa del Manzoni è strettamente produzione epica.
Rinunziando a questo sublime di concetti, e pure volendo innalzare l'immaginazione nella regione dell'infinito, la parola è insufficiente, rimane al disotto rispetto alla pittura, quando non si ricorre ai concetti ma ai fatti. Perché la parola è obbligata a mettervi successivamente innanzi i fatti maravigliosi, la pittura li raggruppa in un quadro solo e vi produce impressione immediata. Per sentire il maraviglioso in poesia siete obbligati a percorrere successivamente tutta una serie, e poi l'immaginazione deve formarsene un quadro ideale; essa è obbligata ad un lavoro faticoso di ricostruzione. Quando invece avete un quadro innanzi, tutte le idee e i fatti aggruppati nel quadro vi dànno una impressione simultanea. Nell'arte le impressioni «mediate» sono seconde impressioni, après coup, come dicono i Francesi, e ci lasciano freddi, mentre niente è così irresistibile come l'impressione instantanea che vi viene dalla vostra visione.
Come farà il poeta per rimediare a questo difetto non suo, ma dello strumento che adopera? Ricorre al sistema de' gruppi, che è un grande ed efficace strumento di poesia.
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