Napoleone è morto: «Ei fu»!
Ma a proposito, tra le altre nostre umiliazioni ricordo questa: un critico nostro volle fare un esame del Cinque Maggio, dimostrando esservi molti errori di grammatica. E diceva - «Ei fu». Chi «ei»? Secondo la grammatica il pronome si riferisce ad un nome detto innanzi: ora innanzi ad «ei» è il Cinque Maggio; dunque, il Cinque Maggio fu! - .
Questo stesso critico diceva a proposito di quella strofa:
E ripensò le mobiliTende, e i percossi valli ecc.
- Ma questa è situazione da caporale, non da generale in capo. Giacché il caporale bada a tutti questi movimenti - .
Dunque: «Ei fu». Chi «ei»? Non è solo l'«ei» del poeta, ma quello di cui tutti parlavano, per cui tutti erano commossi. Fin dal principio avete un ravvicinamento gigantesco: qui il cadavere, là la terra così stupita, muta ed immobile che rassomiglia al cadavere.
Questo potrebbe parere qualcosa che oltrepassa il vero. Ma vediamo: ci sono certe statue in scultura, che vedute da vicino sembrano sconciature, e da lontano acquistano proporzioni naturali, come le statue della piazza del Plebiscito e i due cavalli di bronzo. In poesia accade lo stesso. Certe colossali concezioni, esaminate a freddo, dopo l'impressione immediata dei fatti, vedute con seconda impressione, sembrano cose grottesche, innaturali, come sembravano a quel critico che non sentiva più l'impressione immediata. Ma le concezioni colossali della poesia vedute da lontano sembrano vere e naturali. La «lontananza» in poesia è la vista in immaginazione, il guardare le cose con l'immaginazione; e quando questa si è saputa concitare, togliendola dal mondo ordinario delle misure e trasportandola in una regione superiore, tutto s'ingrandisce.
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