Il rappresentante di questa idea è un senatore, Marino, uno de' personaggi inventati. Marino può dubitare se sia traditore Carmagnola, ma pure inculca l'atto più indegno che da uno Stato si possa commettere, sia qualunque la forma del governo: una insidia volgare. Sapete che il Senato, colmandolo di onori, invitò Carmagnola a venire in Venezia, allontanandolo da' suoi soldati: preso, il tribunale segreto lo condannò a morte.
Rimpetto a quella idea c'è l'idea contraria, l'idea della moralità, della virtù, dell'amicizia, la quale non può consentire che [così] vigliacca insidia si trami contro Carmagnola. Rappresentante di essa è Marco, il quale non crede possibile che il Conte sia traditore, e invano si adopera a fargli comprendere che gli si tende un tranello, prima che vi caschi.
Ma non basta aver rimediato così al bisogno di personaggi ideali; Manzoni trova un'altra difficoltà. Quelli ch'egli voleva rappresentare erano tempi lontani da noi, e le virtù e i vizi vi erano considerati in altro modo. Immaginate che cosa fossero quegli avventurieri che si vendevano a chi più dava:
E venduto ad un duce venduto,
Per lui pugna né chiede il perché.
Il Conte di Carmagnola stesso non avea patria, Venezia gli era indifferente, non sentiva che il desiderio di vendicarsi del Duca. Queste passioni oggi renderebbero l'immagine di un uomo volgare e disgustosa, ma erano inerenti alla vita di que' tempi; nessuno sentiva che orrenda cosa fosse per Italiani spargere il sangue di altri Italiani, il sentimento dell'Italia non c'era ancora.
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