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      Come dunque rappresentare in una tragedia siffatte cose? Alfieri non lo avrebbe neppur pensato, o ci avrebbe messo la coscienza del suo secolo, avrebbe fatto i suoi personaggi alcuni liberi, altri tiranni.
      Manzoni si domanda: - Che farò? e non si guasta la storia? - . Allora gli viene la strana idea di salvare capra e cavoli: mantenere il significato storico degli avvenimenti, ed aggiungervi la coscienza presente interrompendo la tragedia con un coro, tanto più che il suo caro Schlegel lodava il coro greco e sosteneva che si potesse ancora adoperare.
      Così in questa tragedia in mezzo alla trama storica, in mezzo ai personaggi storici sono due personaggi ideali: poi nel punto più interessante, spariscono que' tempi, entra il secolo XIX, entra il poeta con la sua coscienza moderna, e ci mostra come quello spettacolo faccia vibrare le corde del suo cuore.
      Finora Manzoni dopo lungo giro ci ha sempre presentato all'ultimo la morte, e là ha sviluppato il suo ideale cristiano. Nell'Adelchi la conchiusione sono le ultime parole di Adelchi, rivolte a Carlo: - Tu pur morrai - ; e il Coro di Ermengarda.
      È naturale che anche questa tragedia finisca così. Dopo che la composizione ha proceduto come abbiam veduto, al momento della catastrofe, quando già noi sappiamo che il Conte deve morire, si ferma, e tutto l'ultimo atto è consacrato alla morte, all'ideale della tomba. Ci è prima Carmagnola solo, poi con la moglie e la figlia, poi con l'amico: dopo che egli ha sviluppato il sentimento cristiano del perdono, tutt'i movimenti lirici dell'ideale cristiano, va alla morte.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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