Dunque il cervello riproduce la cosa che ha fatto impressione.
Come la riproduce? È proprio quel «di fuori» in tutta la sua integrità? No, è una terza cosa come avviene nella generazione fisica: una nuova cosa la quale ha i segni di quel di fuori impressi sul viso, con l'aggiunta delle impressioni che esso ha prodotto sul cervello; vale a dire la cosa veduta con le impressioni che ha fatto su voi. Nella realtà artistica sono due elementi: l'esterno naturale, il bello naturale, e poi l'azione del cervello sulla vostra visione. Perciò la concezione ha i segni della madre e del padre, della cosa e del cervello.
Talvolta questa cosa fa un'impressione così debole, che è una semplice occasione al lavorio del cervello: ciò vi dà appena un sentore della cosa, e si ha quello che si chiama fantasticare. Talvolta l'impressione è potente, e voi vi dimenticate in quella cosa, la riproducete con tutt'i suoi caratteri reali. Perciò la produzione ora ha i caratteri della realtà, ora i caratteri del «fantastico», dell'«umore», e simili.
Vediamo le conseguenze. Avendo innanzi una produzione, quali domande rivolgiamo a noi stessi?
Viene l'estetico e dice: - Quello che è uscito dal cervello, è avvenuto oppur no? - . Ma che c'importa questo? L'importante è di sapere se quello che ne è venuto fuori è «forma» artistica. Perché «forma», nell'alto senso estetico della parola, è la cosa come è uscita dal cervello. Che interesse abbiamo di domandare se la cosa è avvenuta o no: se è ideale o reale?
- Ma questa forma è vera oppur falsa?
| |
|