Prende la Zaira di Voltaire e l'Otello di Shakespeare. In fondo il fatto è lo stesso in queste due tragedie: c'è un marito geloso che prendendo le ombre per corpi e i corpi per ombre, si persuade della infedeltà di sua moglie e la uccide. La differenza dipende dal diverso meccanismo.
Voltaire in ventiquattro ore non può darvi il processo psicologico del geloso, e rimedia a questo difetto con una macchinetta. Suppone che sia diretta a Zaira una lettera da suo fratello, e che il marito la creda lettera d'un amante, per cui diventa furioso e uccide la moglie. È un mezzo comico questo, buono per una commedia fondata su intrighi ed equivoci; ma nella tragedia di Voltaire, quantunque questa faccia effetto per la magniloquenza dello stile e per alcune situazioni drammatiche, è un elemento volgare.
Guardiamo ora il gigantesco Otello di Shakespeare. Quell'uomo comincia amando Desdemona con tanta passione: poco a poco la sua serenità se ne va, quel carattere si turba, piccoli incidenti insignificanti si trasformano nell'immaginazione: ci penetra il perfido Jago, che eccita e dirige il sospetto, fino al punto che questo diventa certezza. Qui si ha il vero processo psicologico, la storia dell'anima.
Manzoni, dunque, vuol rappresentare il modo come poco a poco dalla confidenza reciproca tra il Senato veneziano e Carmagnola si passi al sospetto, e da questo alla certezza del tradimento, e si giunga alla morte del Conte.
Il difetto del Carmagnola è il seguente. Se la base di questa tragedia dev’essere un processo psicologico, questa vera base di tutto il movimento drammatico è rappresentata solo nel terzo atto.
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