Sentite quanto avessero fruttificato quei sentimenti.
Manzoni allora era a Parigi: colā seppe che Murat nel suo proclama avea invitato l'Italia a raccogliersi, e ne ebbe la sua prima ispirazione poetica. Trovo in una raccolta di prose e di poesie di Manzoni un frammento di canzone che egli scrisse quando sentė proclamare l'unitā e l'indipendenza della sua patria.
Sonava intanto d'ogni parte il grido,
Libertā delle genti e gloria e pace!
Erano gli alleati che promettevano tante belle cose; si riuniva il Congresso di Vienna che il poeta chiama convito:
Ed aperto d'Europa era il convito.
Solo l'Italia era dimenticata:
E questa donna di cotanto lido,
Quest'antica, gentil donna pugnaceDegna non la tenean dell'alto invito:
Essa in disparte, e posto al labbro il dito,
Dovea il fato aspettar dal suo nemico,
Come siede il mendicoAlla porta del ricco in sulla via.
Essa sola come mendica dovea chiedere in elemosina quello che davasi agli altri. Quale allora era lo stato d'Italia?
... Eran le forze sparseMa non le voglie; e quasi in ogni petto
Vivea questo concetto:
Liberi non sarem se non siamo uni;
Ai men forti di noi gregge dispetto,
Finché non sorga un uom che ci raduni.
E siccome in lui fermentavano le idee religiose, come abbiam veduto, pensa a Colui che scelse il giovinetto ebreo, Mosč, a duce e salvatore dei suoi, e punė gli oppressori del popolo ebreo; e dice: - Č sorto l'uomo, sė, per quel Dio che confonde gli oppressori, e sostiene chi pugna per le sue contrade - ; e volgendosi a Gioacchino parla cosė:
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