Egli ha innanzi quell'azione, e come essa cammina, così si sviluppano le impressioni nuove, personali, contemporanee nel poeta che le è di rincontro. Quanto movimento, quanta pienezza!
Dapprima egli guarda la battaglia come uno spettacolo interessante, per curiosità, e vede i preparativi della pugna:
S'ode a destra uno squillo di tromba;
A sinistra risponde uno squillo;
e come si fa quando uno guarda un oggetto interessante, lo descrive finché giunge a questo:
Gronda il sangue; raddoppia il ferir.
Appena vede spicciare il sangue, la curiosità muore, sorge un altro sentimento. Il poeta, quantunque staccato dall'azione, non la considera come estranea interamente a lui: sorge qui l'uomo nuovo moderno, che ha la coscienza del sentimento nazionale, e perciò la contrada ove si combatte non è una contrada qualunque, interessa il poeta che ci è nato; perciò quegli uomini, quantunque uomini del secolo XV, gli appartengono, sono i suoi antichi, sono italiani come lui. Ecco la stessa azione guardata da un altro punto di vista.
Il poeta vede i due eserciti; egli, italiano, dice tra sé: - Uno è lo straniero che invade le nostre terre, l'altro dev'essere il popolo che combatte per la sua indipendenza - :
Chi son essi? Alle belle contradeQual ne venne straniero a far guerra?
Qual è quei che ha giurato la terraOve nacque far salva, o morir?
Qui scoppia improvviso un nuovo sentimento, un nuovo pathos. C'è una frase assai espressiva per indicare la situazione di quest'uomo che guardando prima per mera curiosità, vede una cosa che non si attendeva: «resta di ghiaccio». Sentite il ghiaccio nella risposta a quella interrogazione, dove il verso decasillabo è ucciso pur rimanendo decasillabo, perché non potete pronunziarlo nella sua unità. Quando dite:
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