E tutto ciò non come pensieri, ma come azioni. Son tutte immagini plastiche; lo straniero che si affaccia alle Alpi e vede i forti che mordon la polve, lo straniero che poi discende in Italia, «fatal terra», e toglie il brando di mano ai suoi re senz'essere stato offeso, e poi in ultimo l'arma dei deboli, l'arma di quel tempo, di Manzoni, quando gl'Italiani erano ridotti alla preghiera, all'invocar Dio:
Siam fratelli; siam stretti ad un patto!
L'azione oltrepassa la nazionalità; diviene azione umana, le nazioni sono considerate eguali come gli uomini, unite in un sol patto:
Maledetto colui che l'infrange,
Che s'innalza sul fiacco che piange,
Che contrista uno spirto immortal!
Tutto è vita in questo Coro, movimento, azione, la quale cammina insieme colle impressioni del poeta: non v'è nulla di artificiale.
Manzoni dopo questo dramma non rimase contento, seguì gl'incitamenti di Goethe, volle fare un altro dramma storico, l'Adelchi, del quale ci occuperemo nella seguente lezione.
[Ne La Libertà, 20-23 marzo 1872].
Lezione VIII
[STORIA E IDEALE NELL'«ADELCHI» - IL DISEGNO DEI «PROMESSI SPOSI»]
Nel Conte di Carmagnola il poeta ha cercato una riabilitazione storica, un'altra ne cerca nell'Adelchi. Il Carmagnola innanzi all'opinione comune degli storici era un traditore giustamente condannato a morte dal Senato veneto, e Manzoni ne ha cavato la figura d'un eroe, non mercé l'immaginazione poetica, ma mercé uno studio più accurato di documenti storici. Il medesimo ha tentato nell'Adelchi, o, meglio, nella tragedia in cui è rappresentata la lotta tra i Franchi ed i Longobardi.
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