Sono due opinioni estreme, e chi vuol fare una tragedia fondata su quei fatti, secondo l'idea diversa che se ne fa, produce una cosa differente. Supponete una tragedia fondata sulla prima idea: allora l'interesse principale sarebbe pe' Longobardi, tutta la simpatia sarebbe per loro; i papi, Carlomagno e i Franchi sarebbero considerati come uomini e popoli fanatici, barbari, nemici d'Italia. Se la tragedia fosse fondata sull'idea opposta, ne verrebbe il papato protagonista, la catastrofe de' Longobardi si considererebbe come un glorioso avvenimento, Carlomagno sarebbe glorificato come ristoratore del mondo civile. Così rimanendo il materiale storico sempre quello, secondo che lo scrittore fosse posseduto da una idea o dall'altra, la tragedia prenderebbe una o un'altra direzione.
Se Manzoni allora fosse stato posseduto dalle passioni reazionarie, avrebbe fatto quello che Bonald e De Maistre facevano, l'apoteosi del papato, e la sua tragedia sarebbe andata per questo indirizzo. Ma ricordatevi che egli pur accettando le idee reazionarie, non accettava le passioni: in fondo era cogl'Italiani, pel sentimento nazionale; era con la democrazia, pel sentimento della libertà.
Quando Manzoni si mette a fare una tragedia storica, dopo aver studiato la storia, confutato Muratori, Giannone, Romagnosi e gli altri storici, dopo avere accettato il fatto come concepivanlo Troya e Savigny, con le tendenze favorevoli al papato, era in idea e in fatto con la reazione. Ma quanto alle passioni e ai sentimenti, non può risolversi in mezzo a quell'effervescenza che, come vi dissi, era allora in Italia, a cancellare l'impronta della nazionalità, a fare una tragedia che fosse negazione del sentimento nazionale.
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