Da una parte la storia acquista il suo terreno, cacciando gli elementi estranei introdottivi dall'immaginazione; dall'altra parte conquista la sua base psicologica, esponendo i fatti esterni e gl'interni motivi.
Nell'Adelchi senza dubbio il materiale storico è perfetto, corrisponde a questi progressi indicati, e per comprendere ciò che dico, basta leggere il discorso in cui Manzoni con molta sagacia ed esattezza stabilisce gli elementi su cui fonda l'Adelchi. Ci trovate l'obbiettività storica e la parte psicologica, la quale sviluppandosi produsse poi la filosofia della storia. Vico, infatti, sulle leggi psicologiche della natura umana, controllate da profonda erudizione, stabili le leggi generali. Potete dunque ammirare il progresso di un ingegno analitico che ha saputo chiarire molti fatti.
Ma che cosa è questo? È storia? No. È tragedia storica? Goethe loda la parte storica, la storia ce la vede, ma dov'è la tragedia? Dove è l'arte?
Ricordate qui ciò che altra volta ho detto: lo storico narra e narrando mostra i motivi interni de' fatti, il filosofo cerca innalzare a leggi generali i fatti psicologici speciali e cavarne la filosofia della storia: quegli narra, questi ragiona, cerca. E l'artista? L'artista produce, crea, e se prende quei materiali storici, dipinge, scolpisce, mette in musica, mette in versi. L'arte è produzione.
Ebbene, questi materiali storici così diligentemente raccolti ed esposti da Manzoni, per cui è tanto giustamente lodato da Goethe e da Fauriel, han dentro di sé la forza intima che raccoglie gli atomi, li compenetra e ne fa un tutto solo, vivente?
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