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      Così vedete che egli è una riproduzione di Marco in maggiori proporzioni. Come Marco, con un ideale così fortemente sentito dell'amicizia, finisce col tradire l'amico, e del tradimento accusa il destino, accetta il fato senza combattere; così Adelchi rimane col suo ideale in parole, ma in fatto opera come gli altri, contrariamente a quello.
      È dunque un ideale negativo, che rimane nella sfera della concezione astratta, pura idea, senza la forza di estrinsecarsi, e perciò può essere lirico, ma rimane fuori del dramma. E quel reale storico è il fatto come semplice fatto, non penetrato dall'idea che lo faccia vivere e muovere.
      Errore fondamentale è l'avere messo di fronte realtà pura e ideale puro, senza che si compenetrassero: perciò non ci può essere vita, né nella natura, né nell'arte.
      Non potendo questo ideale essere drammatico, rimane lirico. In effetti, non ci è nulla di più straziante del vedere un uomo, che ha nella mente l'idea di cose migliori, vivere in un mondo pessimo, e non aver la forza di poter contendere, lottare con questo. L'ideale è costretto ad essere inghiottito, a non avere espansione, e ciò è straziante, produce terrore, pietà, è tutto cosa lirica, ma non è dramma. Perciò Adelchi finisce nella liriea, e ci avete due ideali negativi, Ermengarda ed il popolo latino.
      Di Ermengarda ho parlato altra volta, ed ora sarò breve. Se fosse considerata da sola, sarebbe ella medesima fondamento d'un interesse tragico. È una donna ripudiata dal suo marito, il quale diventa nemico della famiglia di lei, produce la rovina della sua nazione; è una donna credente, pia, virtuosa, la quale non ha la forza di strapparsi dal cuore l'immagine di quell'uomo che l'ha scacciata.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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