Quando l'uomo contempla l'ideale, è artista; quando contempla il reale, è storico: il suo fine è di cercare la storia, e alterare la verità positiva sarebbe un profanarla.
Ora che Manzoni ha determinato a questo modo il vero positivo, comprendete che non c'è più un legame di passaggio che renda possibile la compenetrazione di quei due mondi, nella quale è posta la vita.
La storia ha percorso un ciclo come l'arte; è stata Cronaca, Storia, Critica storica, Filosofia storica, Filosofia della Storia. Il mondo positivo ha avuto un suo corso, e si è avuta la Cronaca, la semplice scorza dei fatti; la Storia, il fatto spiritualizzato, cioè guardato nei suoi motivi interni, ne' caratteri de' personaggi e simili; la Critica storica, indagine sulla verità de' fatti; la Filosofia storica, cioè le cause da immediate divenute collettive, sociali, i fatti spiegati colle abitudini, le leggi, i costumi di un popolo; infine la Filosofia della Storia, le leggi generali che governano gli avvenimenti, il cammino dell'umanità!
Fin qui non c'è arte. E se Manzoni facesse una tragedia in cui potesse farci conoscere quali motivi spiegano, poniamo, il carattere del Conte di Carmagnola, quali leggi presiedevano allora allo sviluppo dell'umanità, darebbe una storia, non un lavoro di arte.
Come l'arte può rappresentare il positivo? Manzoni ha tagliato i due mondi in guisa che pare impossibile possa avere influenza l'uno sull'altro. Pure, egli dice, l'arte entra nella storia. Nelle storie di Botta o di Colletta, l'arte è come qualche cosa di appiccaticcio, che falsifica i fatti, e perciò c'è la rettorica.
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