Pure, il complesso de' fatti gli fa sentire che Carmagnola è innocente: egli fa servire la tragedia allo scopo di riabilitarlo. Quando fa l'Adelchi e rappresenta la guerra tra i Longobardi e i Franchi, qual è il suo scopo? Le cronache, egli dice, non fanno sapere nulla di ciò che era allora il popolo latino; ma l'artista, lavorando sul probabile e sul possibile, dal complesso de' fatti argomenta che c'era un popolo latino, il quale conservava la sua autonomia; e fa una tragedia in cui, accoppiando il probabile col positivo, rettifica un concetto storico, illustra una epoca della storia. Gira, gira, l'arte qui fa da mezzana alla storia: non è più l'arte co' suoi fini propri ma adoperata come strumento di quella, per illustrare e compiere il «vero positivo».
L'autore vuol provare che infatti l'arte non è stata altro che questo nelle sue origini. Vico fu il primo a dimostrare che, per esempio, l'Iliade è una vera storia.
Manzoni nel Discorso sul romanzo storico piglia Omero, Eschilo, Pindaro nell'antichità, i poemi cavallereschi nella storia moderna, e prova, ciò che non può mettersi in dubbio, che il fondo di queste poesie è storico. E come? In Omero è rappresentato un cumulo di fatti che in quei tempi, per i Greci, erano storia. Eschilo piglia certi fatti che a noi paion favole, e allora, per tradizione, fatti certi. Pindaro fa una lirica storica: la sua poesia è familiare e quella d'Omero nazionale, ma hanno un carattere fondamentale identico. I poemi cavallereschi, anche quello di Ariosto, nonostante la sua ironia, parlano della cronaca di Turpino e vogliono dare a credere che tutto ciò che dicono è storico.
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