Dunque, dice Manzoni, la poesia in origine è storia; si guasta quando a quel sentimento ingenuo, che ci fa desiderare il vero positivo, nella poesia si sostituisce un sentimento fittizio, puramente letterario, pel quale non si cerca che un lavoro bello letterariamente. Esempio Virgilio, il cui concetto non è più così puro come quello di Omero; esempio il Seicento, in cui l'Arcadia e le accademie danno lavori di pura immaginazione, avendo perduto il senso del reale. Che lavori sono quelli del secolo XVIII? Perché i filosofi e i pensatori di quel tempo, che hanno ricostrutto un mondo sociale e politico, non han potuto lasciare la rettorica, la mitologia, il falso che loro venivano per tradizione dal Cinquecento e dal Seicento? - Perché non han rispettato la storia, dice Manzoni, l'hanno maltrattata, se ne sono serviti come di mezzo al lavoro, lontano dal reale - . Ecco le ragioni di Manzoni per dimostrare che la base dell'arte dev'essere il rispetto del mondo positivo.
Che c'è di vero e di falso in questa esposizione? poiché non c'è sistema di un potente ingegno così falso da non trovarvisi una verità che abbia esercitato benefica influenza.
V'ho mostrato la separazione tra quei due mondi. Quale sarà il ponte di passaggio tra l'uno e l'altro?
Nel mondo che Manzoni chiama il positivo nella sua realtà storica, l'ideale non entra. Se egli fosse conseguente a se stesso, dovrebbe, come Bossuet, dire che il positivo non è se non un mondo provvidenziale, e vi entrerebbe così l'ideale. Ma egli lo prende come lo dà la storia, e dice: - L'ideale non è la condizione di questo mondo - . L'ideale di Manzoni scaturisce in tre modi.
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