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      C'è ancora un altro utile che Manzoni produce colla sua poesia. L'arte deve avere anch'essa la sua educazione: non perché uno ha ingegno poetico e legge Virgilio, Omero, Dante, può prendere la penna e far poesie. Ci vuole, direi quasi, una ginnastica anche per formare ed educare l'ingegno poetico. Al tempo di Manzoni i poeti lavoravano unicamente con la immaginazione, studiando su altre poesie, altri modelli. Monti, Alfieri, Foscolo, Parini, lavoravano su d'un repertorio pescato nelle poesie greche, latine, italiane; l'ingegno educavasi unicamente con lo studio di Virgilio, Omero, Dante e altri poeti. Che cosa fa Manzoni quando richiama allo studio del positivo? Indica una nuova ginnastica, più efficace: - Invece di studiare la natura in Virgilio, egli dice, studiamola in se stessa; invece di studiare l'uomo in Omero e Dante, guardiamolo non quale l'hanno immaginato i poeti, ma qual è stato ed è nella realtà - . Quel non ritrovare la sua immaginazione che uscendo, per dir così, dagli abissi degli studi storici; quel non metter mano a descrizioni senza andare sul luogo (a quel tempo Chateaubriand, Lamartine andarono in Oriente a cercare ispirazioni, e Manzoni va a Lecco, a Bergamo, ai luoghi che vuol ritrarre); quel sostituire l'uomo, la natura, la storia al lavoro dell'immaginazione, allo studio su' modelli quello della storia, di prima mano - era un progresso che Manzoni faceva fare alla forma artistica. Aggiungete un'altra influenza benefica che nasce dallo studio della storia, nell'arte.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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