Se le fondete insieme, una sempre deve prevalere sull'altra, e non avete più romanzo storico, ma o romanzo o storia. Unire la storia col romanzo o con la tragedia, è un problema insolubile come quello della quadratura del circolo; e se il romanzo è approvato, ciò è per cagioni accidentali: in se stesso è assurdo - .
Se la storia per Manzoni è veramente il principio dell'interesse, se la parte artistica è uno strumento per illustrare la storia, egli ha ragione. Ma se al contrario quello che chiama storia è un semplice materiale greggio, senza importanza - come quelle istituzioni del secolo XVII, la sollevazione di Milano, la guerra, la peste - , se tutto questo materiale non ha significato per noi, se quell'azione che si avvolge intorno a Renzo e Lucia è tanto produttiva, tanto viva che non ci fa badare alla parte storica, Manzoni ha torto. È questo uno de' rari casi in cui uno possa aver piacere di avere avuto torto; e noi rendiamo omaggio a Manzoni artista, quando, a Manzoni critico, diamo torto.
[Nel Pungolo, 13-15 aprile 1872].
Lezione X
[«LA MORALE CATTOLICA» E I «PROMESSI SPOSI»]
Abbiam notato nel Manzoni due forze; il sentimento vivo d'un mondo ideale o poetico, e il senso del positivo, dello storico; - forze rimaste finora inconciliate, l'una divisa dall'altra, l'una fuori dell'altra. Come critico, Manzoni cerca conciliarle facendo dell'una l'istrumento dell'altra, facendo del mondo ideale un mezzo per illustrare il mondo storico e positivo.
Ma l'artista s'è ribellato al critico, l'ideale è stato più potente di lui, non ha voluto penetrare in quel mondo positivo, non ha voluto diventar dramma, azione, acquistare un processo, e uno sviluppo.
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