La morale cattolica, secondo il Sismondi, ha due momenti della sua esistenza, in cui si presenta come corruttrice: il momento in cui nasce, e quello in cui è depravata dai casisti. La virtù, fra gli ascetici e i mistici, è depravata, oltrepassata: invece del concetto della virtù conforme alla natura umana, sorge un altro che pare eroico, ma non è altro che la depravazione del concetto ragionevole, umano.
Mi spiego. Pigliamo, per esempio, la sobrietà. Qual è il principio di questa virtù? È il mens sana in corpore sano. Il sentire che per la natura umana l'eccesso dei cibi nuoce al corpo e all'anima, costituisce la base di questa virtù. Che fanno gli ascetici e i mistici? Oltrepassano la virtù come da noi è concepita, predicano astinenze, digiuni, macerazione della carne, cilicii, vigilie. La virtù è esagerata, perché il suo principio non nasce più dalla natura umana, ma da un concetto ascetico della religione cattolica, quello cioè che la materia è maledetta, che più si macera il corpo in questo mondo, più si diventa degni dell'altra vita. Così un concetto esagerato della religione vi porta all'esagerazione nella vita pratica, e la virtù è oltrepassata e guastata.
Prendiamo un altro esempio, la continenza. Anche di una donna maritata possiamo dire: - È continente, è casta - . Per essere tale non è necessario astenersi interamente dalle funzioni naturali; quello che importa è da una parte la sobrietà in quei piaceri, dall'altra la purezza dell'immaginazione, dell'animo. Ricorderete le belle parole da Livio attribuite a Lucrezia: «Corpus est tantum violatum, animus insons». Questa purezza di animo costituisce la castità. Ebbene, il cattolicismo, pel principio della mortificazione della carne, ha esagerato questa virtù. L'amor libero s'è condannato, c'è lo stato di continenza e di castità, ed è lo stato matrimoniale; ma questo non è lo stato di perfezione.
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