Prendiamo inoltre la coscienza. È una virtù consultare la propria coscienza, seguirne i dettami. Che cosa fa la morale ascetica? Non ammette più la coscienza mia o tua, ma la coscienza collettiva, che diviene autorità esteriore, autorità del parroco, del confessore o del papa, di ciò che chiamasi il direttore spirituale. Alla coscienza sostituisce l'obbedienza passiva a qualche cosa di esteriore, che non è in noi: ciò che costituisce il fondamento di ogni dispotismo.
Così comprendete il primo concetto del Sismondi: l'esagerazione ascetica e la depravazione di quelle virtù. Quando domandate all'uomo che contraddica alla sua natura, che avviene? Egli dice: - Non potendo realizzare un ideale così oltre-umano, a poco a poco la morale si materializza, e si contenta di certi atti esterni che non domandano una annuenza interna - . Perciò quell'ideale fu presto materializzato, presto nei conventi fu corrotto in modo da eccitare la collera non solo di Dante, ma dei Santi stessi e degli uomini mistici dei secoli passati. Dall'esagerazione nasce questo materializzarsi della dottrina; la morale è posta in un fatto esteriore nel quale non interviene la nostra coscienza.
In che sta, a mo' d'esempio, il divino della confessione? Nel pentimento, nella risoluzione di mutar vita. Qual'è la confessione, non secondo i libri, ma nel fatto? Consiste nel prender l'assoluzione, e dire: - Non più peccare - ; e poi tornare da capo. È la confessione ridotta al fatto materiale, è sempre la morale materializzata per l'esagerazione.
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