Che cosa è infatti il secolo XVII? Queste domande se le faceva egli stesso. - Che cosa è quel secolo?
Ve lo dirò in poche parole. Politicamente è la dominazione spagnuola in Italia, dura soprattutto in Lombardia, senza che gl'Italiani avessero, non dico il concetto dello Stato, ma il concetto stesso dell'indipendenza locale; senza che sentissero l'umiliazione dell'essere soggetti allo straniero, perché il concetto di nazionalità non era ancor sorto. Come società, è il regime feudale in tutto il suo fiore: in ogni paesello è il barone, coi suoi bravi, le sue oppressioni, in modo da togliere ogni libertà alla borghesia e al popolo.
E che è quella borghesia? Essa è mezzanamente istruita, riposa più sugli studi classici che sul mondo contemporaneo e vivente, troppo debole verso quel regime feudale, servile, corrotta, ipocrita. Essa è la mente che serve di strumento al barone e ai suoi bravi. Che è il popolo, la plebe nel secolo XVII? Ve lo diranno le parole con le quali Sallustio caratterizza il tipo immortale della plebe, con quella sua penna che è scalpella: «prona et ventri oboediens»; prona e ubbidiente al ventre. Se le manca il pane, tumultua; se saziate la sua fame, s'ammansa!
Sono questi elementi in cui può entrare l'ideale di Manzoni? Pure, egli ve lo pone, e in modo da mantenere non solo la purezza della sua poesia, ma essere ancora d'accordo con questi elementi corrotti.
In tutt'i secoli corrotti sonovi certe parti di uno Stato, poste a mo' d'esempio tra i monti, presso i laghi, nel contado, dove la corruzione e la depravazione morale giungono all'ultimo.
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