Pagina (311/420)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E quando vede la Gerusalemme Liberata ammirata dai contemporanei solo per la parte romanzesca e inventata, e gli eroi del popolo essere Armida, Erminia, Clorinda, si ribella contro il suo poema, ed ha l'anima di rifarlo non nella corteccia, ma nell'organismo, dandoci un nuovo poema ch'egli chiama la vera, e i posteri giudicano la falsa Gerusalemme, dove la parte artistica è uccisa per la sovrabbondanza della parte storica, e la prima e bella sua creazione è profanata.
      Manzoni volea fare un mondo storico, e tirato dal sentimento dell'arte ne ha prodotto uno puramente artistico; ma non ha avuto l'animo di rifare la sua creatura. La ritocca nelle parti esterne, togliendo qualche lombardismo, aggiungendo qualche toscanismo, e facendo male, secondo me, perché questi lavori sovrapposti, aggiunti, guastano la primitiva creazione. Ma non rifà, e solamente col Discorso sul romanzo storico respinge da sé il suo figlio, il quale ancorché bello, non è quale lo volea il padre.
      Perché l'autore non ha potuto raggiungere il suo intendimento? Per difetto di sentimento storico? Ma basta leggerlo! Ha studiato tre anni il secolo XVII; è giunto ad imitarne lo stile: non è la potenza storica che gli manca. Come dunque si spiega che non ha raggiunto il suo scopo, ma invece un altro? Egli dice che è impossibile riuscire, perché il problema è assurdo, l'arte e la storia devono prevalere l'una sull'altra, non possono tutte e due operare con la stessa forza sull'animo del lettore. No, il problema non è assurdo in se stesso: l'arte può far tutto, raggiungere un fine estraneo a sé, storico, filosofico, morale, anche geografico se volete.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





Gerusalemme Liberata Armida Erminia Clorinda Gerusalemme Discorso