Prendete il Viaggio di Anacarsi, il viaggio di Platone in Italia del nostro Cuoco, le Lettere persiane di Montesquieu, i dialoghi di Fontenelle sulla pluralità dei mondi, e anche i versi di Portoreale, che nella mia fanciullezza mi han tormentato la mente e credo non sieno più in uso oggi. Che cosa è tutto questo? È l'arte messa al servizio di altri fini. Volendo rappresentare i costumi di Pompei senza adoperare una forma puramente didattica, seccante e grave, adoperate l'arte e fate un romanzo. Volete rappresentare i costumi dell'Oriente e dell'America? Viene Paolo Cook e scrive i suoi viaggi, forma artistica adoperata a render piacevole la rappresentazione de' costumi e dei luoghi. L'arte dunque può riuscire nel problema di Manzoni, ma a patto che neghi se stessa e si contenti di essere una pura forma tecnica, accessoria, uno strumento per rendere meno noiosa qualche conoscenza storica o geografica.
Se Manzoni volea veramente raggiungere un fine storico, poteva immaginare un viaggio in Lombardia, dialoghi o lettere di uomini viventi del Seicento, e così dare la conoscenza di quel tempo. Ma egli è un artista, e in lui l'interesse storico è secondario; ed ha cominciato col creare una concezione altamente poetica che non ha che fare col secolo XVII, si può trovare in tutt'i6 secoli per la generalità della sua dottrina: una concezione che è figlia della sua mente non solo, ma anche del suo cuore, corrispondente a tutte le fibre più riposte del suo animo. Messo questo sostrato, diciamo a Manzoni, messa questa concezione che fa battere il vostro cuore e produce profonda impressione sulla vostra anima di artista, potevate dire: - Voglio che il lettore non si occupi tanto di Renzo e Lucia, e solo di conoscere il secolo XVII - ?
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