Né si contenta di darvi la figura, ma vuole analizzarla e spiegarla; e questa potenza di analisi, congiunta con la spontaneità e grandezza della sua immaginazione, costituisce la forza produttiva del poeta.
Vorrei farvi comprendere tutto questo insieme con qualche leggero paragone. In tutt'i poeti italiani c'è, sì, la tendenza a darvi la figura, ma in masso, in blocco, in modo che voi avete vivamente l'idea del tutto, ma non così delle parti. Per esempio, Dante, il grande scrittore di questa maniera, fa dire a Capaneo:
- Qual io fui vivo, tal son morto - .
Oppure di Farinata dice:
Ed ei s'ergea col petto e colla fronte,
Come avesse l'inferno in gran dispitto.
Che è lì? È la totalità che si presenta innanzi al lettore sotto quell'immagine particolare, e fa tale impressione, che ei non ha agio o pensiero di analizzare. Farinata appare all'improvviso come una forma piramidale, così fuori di ogni contorno e limite, che voi, impressionati dalla prima immagine gigantesca, non analizzate e le parti vi sfuggono. Questa è la poesia primitiva; oggi siamo troppo pieni di scienza e avvezzi all'analisi per concepire «in masso», come concepiva l'immaginazione de' poeti primitivi. Cominciando il mondo moderno cominciò l'analisi, ed il dipingere «in blocco» parve barbaro.
Il primo fra gl'Italiani che adoperò l'analisi fu, voi lo sapete, Niccolò Machiavelli. La sua grandezza è stata appunto questa, di aver tolto via le immagini sintetiche che rappresentavano il primo pensiero italiano, e cominciatane l'analisi.
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