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      Viene però il momento per questo; e vedremo come fa allora l'autore.
      Le descrizioni italiane in generale, difficilmente si tengono a memoria. Per esempio quelle di Annibal Caro, nelle sue Lettere e nella traduzione di Longo Sofista, e le descrizioni del Bartoli, dopo averle lette tre o quattro volte, vi lasciano l'idea del luogo descritto? No, per quelle generalità poetiche di cui vi ho detto, perché i contorni sono appena abbozzati e non potete farvene l'immagine. Questa, letta un par di volte con attenzione, non si può dimenticare più perché ci è l'osservazione e la compiuta realtà dei luoghi, non solo, ma anche perché colui il quale osserva, volendo rendersene conto, comprende e segue il cammino della natura. Nella descrizione c'è un disegno: l'autore dopo le prime impressioni c'è tornato su e le ha ordinate.
      Il lago a un punto dov'è il ponte divien fiume; come si allargano le rive, l'acqua si allarga e torna il lago. Tutto ciò Manzoni lo dice e lo spiega, aggiungendo perché si allarga l'acqua, perché forma il fiume, perché torna ad essere lago. La riviera è formata da tre torrenti, e per darvene l'idea, si parla d'uno di essi che piglia origine da un monte che Lombardi dicono Resegone, perché colla cresta fatta a sega. I tre torrenti rompono la riviera riempiendola di ghiaia e ciottoli, poi essa piglia forma di terra, e qua è una valle, là un poggio, là una spianata, più su un'erta: «secondo l'ossatura dei due monti e il lavoro dell'acque», dice Manzoni, perché a ogni cosa aggiunge la spiegazione; valloncelli, poggi, per cui sono sparsi villaggi, tra i quali nomina il principale, Lecco.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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