Non è una descrizione immobile, egli accompagna a poco a poco la natura nel suo cammino. Il lago si allontana ed egli descrive la terra, nella quale sono interessanti le strade tra i monti, alcune affondate in modo da lasciar vedere appena un pezzo di cielo o di monte, altre su terrapieni da cui si gode d'una vista più o meno bella e larga. Di lassù vedesi il lago prima descritto da vicino: ora ei lo guarda da lontano, e non cerca afferrare una veduta poetica qualunque, ma mostrare tutte le diversità che presenta l'aspetto di esso, che ora più, ora meno esteso tra i monti, ne riflette i villaggi, poi si dirada a poco a poco, serpeggia, sinché si perde nell'orizzonte. Due vedute complessive del lago che si possono sciogliere in speciali: ecco la descrizione. Dopo averla letta, non potete dimenticarla, perché c'è una successione come se fosse un'azione. C'è qualche movimento estetico? Ci è, perché quando l'autore l'incontra ci si ferma, e ve l'ho già indicato. È la vista del lago, del cielo, dei villaggi da un'erta: non v'ha nulla di più poetico. Come rappresenta questo movimento estetico? Non vi dice le impressioni che si possono sentire lassù, ma abbozza le figure di ciò che si può vedere di là, lasciando a voi la cura di averne impressioni e sentimenti. Così il plastico rimane il fondo di questa descrizione, anche là dove sarebbe luogo per le impressioni e i sentimenti.
Il caratteristico della forma manzoniana è, dunque, il «plastico analizzato». Come si chiama la facoltà che la produce?
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