Lucia esita, Renzo si accende e comincia a dire: - So io che ho da fare, la finirò io; dovunque si trovi, anche nell'inferno, saprò io coglierlo - . Le due donne si atterriscono, la scena si prolunga per una pagina: Renzo va sempre più in furia, quelle lo abbracciano; egli contempla Lucia ed esclama: - «Questa! sì questa egli vuole. Ha da morire!» - . Lucia vuol rabbonirlo ed egli grida: - «Voi, voi! Che bene mi volete voi?» - . E la fanciulla, sempre più spaventata, finisce coll'acconsentire.
Se questa scena la prendeste alla lettera, se consideraste come vera l'escandescenza di Renzo, sarebbe una caricatura. Ma che è invece? È forse una specie di rappresentazione? Renzo sente davvero quello che dice, o fa l'attore? Opera così per calcolo o naturalmente? Ecco un dubbio che si presenta. Il poeta interrompe la narrazione e vi dice: - Non lo so, né forse Renzo lo sapeva - , e fa questa acuta osservazione, penetrando nella natura di Renzo:
/# Fatto sta ch'egli era realmente fuor de' gangheri contra don Rodrigo, e che bramava ardentemente il consenso di Lucia; e quando due forti passioni schiamazzano insieme nel cuor di un uomo, nessuno, né anche il paziente, può sempre discernere chiaramente l'una voce dall'altra, e dire con sicurezza quale sia quella che predomini. #/
La vera concitazione ci era, ma anche l'esagerazione per far impressione su Lucia. Or che cosa è questo? Il poeta trova un motivo comico nella esplosione tragica di Renzo, questi vi sparisce d'innanzi, e così la rappresentazione tragica perde la sua durezza ideale e vien messa alla portata degli spettatori.
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