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      Manzoni che pensa a loro, ricorre in questo caso al comico, all'ironia, e vi dice: quel borgo avea «il vantaggio di possedere una stabile guarnigione di soldati spagnuoli, che insegnavano la modestia alle fanciulle e alle donne del paese». Ne sorride come d'uno di quei fatti ordinarii che avvengono senza indignarci. «E nel finire della state non mancavano mai di spandersi nelle vigne, per diradare le uve, e alleggerire ai contadini le fatiche della vendemmia». Questo presentare ironicamente quasi come benefizio un fatto per lo meno strano, è ciò che ho detto rappresentare le cose non secondo il bene o il male che è in esse, ma secondo il mondo de' lettori.
      Un altro momento simile è quando essendosi Lucia persuasa di andare a sorprendere don Abbondio, avviene quella baraonda che sapete. Don Abbondio per natura timido, là per paura diventa coraggioso, strappa dalla tavola il tappeto gettando tutto per aria, ne avviluppa Lucia, e grida: - «Tradimento, aiuto!» - . Il poeta si arresta e fa questa osservazione: - Renzo sembra l'oppressore, don Abbondio la vittima, eppure in realtà è il contrario, era Renzo l'oppresso e don Abbondio gli faceva torto - . Questo fatto vi muove a sdegno; perché niente fa sgorgare l'indignazione più di un fatto reale in contraddizione con un'apparenza traditrice. Ma vedete ad un tratto la tinta ironica. Qual meraviglia? «Così va sovente il mondo... voglio dire, così andava nel secolo decimo settimo». Ironia finissima, perché oggi il mondo va allo stesso modo.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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