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      Essa facendoci sorridere e passare da una scena tragica a un tratto comico, mette i personaggi in comunicazione coi lettori.
      Talvolta avviene che la temperatura è poco elevata nel mondo artistico, e molto in quello de' lettori, e si produce anche dissonanza. Pigliamo ad esempio il momento in cui Renzo, [Agnese] e Lucia debbono allontanarsi per sempre dalla loro patria, da quel paese che il poeta ci ha fatto conoscere, da quei monti, da quel lago, da quei belli villaggi, che abbiamo ammirati nella prima descrizione. I tre profughi sono popolani; e sono essi al livello dei lettori? È possibile in quel caso rappesentare tutt'i pensieri da cui è assalito l'animo di chi abbandona per sempre il proprio paese? Vediamo la barca, sentiamo il tonfo de' remi, la luna mostra da lontano il paese a cui sono volti gli sguardi de' tre personaggi; si vede il palazzotto di don Rodrigo che il poeta con subita associazione d'idee paragona a «un feroce che ritto nelle tenebre sopra una compagnia di giacenti addormentati, vegliasse meditando un delitto». Lucia guarda più là, discerne la sua casetta, la chioma del fico, la finestra della sua stanza, e allora si appoggia sul gomito, finge di dormire: - piange! E Renzo? E Agnese? Silenzio perfetto. Quante cose dice quel pianto! Il poeta se ne fa interprete per metterlo in comunicazione col mondo più elevato degli spettatori, e fa quell'addio che tutti ricordate. Quel pianto per Lucia erano immagini confuse, che il poeta traduce in immagini prima più generali e poi più particolari di Lucia.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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