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      Era, aggiunge il poeta, «un uomo d'un carattere ben singolare». Scorgete l'ironia di questo passo: comunemente avviene appunto così, un uomo ordinario che ha paura è in generale più ossequioso verso quelli che più gli fanno paura. Così la situazione di don Abbondio è generale agli altri personaggi del gruppo intermedio.
      Avete veduto la magnifica messa in iscena. Don Abbondio recitando l'ufficio, gettando via i ciottoli co' piedi, guardando oziosamente intorno, vi appare come un uomo nato per essere tranquillo, per vivere e lasciar vivere. Di lui non sapete altro, ma ecco che subito, in due parole, vi si presenta tutto ciò che è di fondamentale in questo comico non ancora analizzato.
      Chi ha la forza, dice il proverbio, ha ragione. Io non ho potuto mai leggere senza ribrezzo i proverbii del Giusti, non perché questi non fosse benemerito per averli raccolti, ma perché vi sono proverbii che mostrano a quanta degradazione sia giunto il popolo fiorentino già così grande. Anche il popolo napoletano ha proverbii di questo genere; come «chi si intriga resta intrigato», che è «il comprarsi le brighe a contanti» di don Abbondio.
      Chi ha la forza ha sempre ragione, dunque; ma non basta: a poco a poco l'animo si pervertisce e prende l'aria di avere veramente ragione, come il nobile o il re a forza di sentir dire che sono da più degli altri, finiscono col crederlo. Miracolo maggiore è che colui il quale ha la coscienza della sua debolezza, accetta la sua condanna, e realmente prende atteggiamento di uno che abbia torto: invece di indegnarsi, di rimbeccar le parole, si mette sulle difese, comincia a balbettare.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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