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      Nelle tre pagine dunque che l'autore impiega per fare questa digressione, egli dà il colorito storico al suo personaggio, per dirvi che il suo è un prodotto reale e non dell'immaginazione. Veramente dimanderei: - Che cosa importa se il suo è un prodotto storico o della fantasia? - . Ma l'autore mette quel finimento storico, dà al suo personaggio il paese, i pregiudizii, la sua classe, tutto ciò insomma che nella scuola moderna si chiama il «realismo». In quella [digressione] dunque vi è l'essenza di don Abbondio, ma tutto ciò poteva esserci e non esserci, ché il don Abbondio è stato già dall'autore meravigliosamente abbozzato fin da che avvenne il dialogo con i bravi.
      Diciamo per altro che quella digressione è bella, ma il dramma richiama la nostra attenzione, e però torniamo a don Abbondio. Questo se ne tornava dunque soletto, la paura in lui è cessata, e con essa il fenomeno psicologico.
      Io vi ho detto che la differenza fra l'uomo coraggioso e l'uomo timido è che il primo ha la reazione contro le impressioni violente esterne, ed il secondo non ne ha. Ma ora vi dico che la reazione c'è, ma avviene ch'essa si sviluppa dopo l'incontro; il coraggioso reagisce sotto le impressioni, ed il timido dopoché gli è tornato il sentimento della sua personalità; e la reazione, che si opera in lui, si chiama «stizza». E la differenza fra la collera e la stizza è la seguente: la collera è facoltà. del forte, e si rivolge contro le impressioni presenti per spezzarle; essa mette capo nella volontà e dà per risultato la vendetta; la stizza è la qualità de' vili, de' fanciulli e de' paurosi; essa è la collera per la collera, ma senza scopo e solamente come sfogo.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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