» - . Egli giunge finalmente col viso «stravolto» ed «adombrato». Voi vi rammentate don Abbondio contento che tornava dalla sua passeggiata, dicendosi l'uffizio, girando oziosamente gli occhi, e gittando i ciottoli sul canto della strada; ma ora è tutto cambiato; egli entra col passo «ravviluppato» e con quel viso, «che non ci sarebbero nemmeno bisognati gli occhi esperti di Perpetua per iscoprire a prima giunta che gli era accaduto qualche cosa di bene straordinario». E notate quando l'autore dice «passo ravviluppato»: perché avviene veramente che in una forte emozione le gambe tremanti cercano di ravvicinarsi ed il passo si ravviluppa.
Io parecchie volte ho pensato che se ci fosse un pittore intelligente, ci potrebbe fare una magnifica galleria di tanti quadri rappresentanti tanti don Abbondii, secondo le diverse situazioni, nelle quali lo ha messo il Manzoni. Il primo quadro rappresenterebbe il don Abbondio che recita l'uffizio, il secondo quando sta per entrare in casa sua dopo quella brutta paura, e così via discorrendo: se ne potrebbero fare circa quindici o venti corrispondenti alle diverse forme psicologiche.
Egli entra dunque, ed appena entrato si lascia «cadere tutto ansante sul suo seggiolone», quasi avesse durato grande fatica.
Perpetua viene come contrapposto poetico di don Abbondio; contrapposto brutale e plebeo, come donna senza educazione. Essa non si è trovata mai negli attriti della vita come don Abbondio; è donna, come si direbbe ora, sana, non modificata dal mondo, e però grossolana e di prima impressione, che dice tutto senza rispetto di alcuno, epperò contrapposto grossolano di don Abbondio, il quale è tutto prudenza, tutto riguardi, ecc.
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