Pagina (359/420)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Ecco dunque ciò che è avvenuto di nuovo in don Abbondio, e che lo ha fatto voltare indietro e dire quella frase: - «Per amor del cielo!...» - ; egli si è pentito d'aver parlato.
      E c'è un'altra osservazione; quelle parole furono dette «con tuono lento e solenne»: parole che sono il complemento di quella frase; e voi sapete che l'uomo usa il tono lento e solenne quando vuol fare a chi lo ascolta una grave impressione.
      Don Abbondio dopo tutto questo va a letto, ed è soltanto ora che incomincia a fare delle consultazioni, incomincia a fare quello che un uomo di polso avrebbe fatto prima, prendere cioè un partito. Qualche cosa doveva fare il domani, perché era il giorno appuntato per il matrimonio; ond'è che tutti que' moti intimi, che prima si son presentati in lui come istinti, che non han potuto prendere forma perché confusi nella paura sotto la violenza esterna, si presentano ora a don Abbondio sotto la forma chiara del pensiero, ond'egli pensa.
      «Non tener conto della intimazione ribalda, né delle minacce, e fare il matrimonio, era un partito che egli non volle nemmen porre in deliberazione. Confidare a Renzo l'occorrente, e cercare con lui qualche mezzo... Dio liberi!» (ed è questa l'impressione che spezza il ragionamento); perché:« - Non si lasci scappar parola... altrimenti... ehm! - , aveva detto un di quei bravi, e al sentirsi rimbombare quell’'ehm!' nella mente don Abbondio, non che pensare a trasgredire una tal legge, ma si pentiva anche dell'aver ciarlato con Perpetua».
      Qui vedete, come ho detto, i moti istintivi prendere una forma conscia.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





Abbondio Abbondio Abbondio Renzo Abbondio Perpetua