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      Ormai sapete che comico rappresenti don Abbondio: esso non è il «comico della intelligenza», ma è il «comico della volontà», epperò don Abbondio non è «sciocco»: ond'è che quando sembra mostrar difetto d'intelligenza, quel difetto non viene dalla intelligenza, ma dalla volontà: don Abbondio è sciocco per paura. Vi ricordate per esempio quando il Borromeo gli disse di andare con l'Innominato a prender Lucia, e poi soggiunse: - «Se il signor curato di qui non torna prima ch'io vada alla chiesa, io prego voi che gli vogliate dire che trovi un baroccio o una cavalcatura, e spedisca un uomo di giudizio a cercar della madre di quella poveretta» - . - «E se andassi *o?» - disse don Abbondio, come se non capisse che la sua presenza era più utile altrove; ma egli faceva lo sciocco per la paura di andare su nel castello dell'Innominato.
      Ma il dir che don Abbondio rappresenta il comico della volontà è dir niente; domandiamo che punto rappresenta egli nella gradazione della storia del comico. Giacché tutte le forme comiche, come le cosmiche, hanno la loro storia attraverso le età, nelle quali si vede la loro lenta formazione estetica insino a che dalle forme semplici si giunge alle forme complicate. Ed è questa una storia da farsi, è un legato che il secolo XIX lascia alle giovani generazioni. E son parecchie le forme artistiche, di cui manca la storia: per esempio la storia della donna, come il genio artistico l'ha formata; ed è così della storia del comico, che esiste solo in qualche lampo di lavori letterarii.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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