Il Manzoni definendo male il romanzo storico, come critico ne ha tirato argomento a dimostrarlo assurdo; ma il suo discorso non prova altro, se non che la sua definizione è assurda. Presentate la storia al poeta, e senza volerlo egli la trasformerà: di che fa fede lo stesso Manzoni.
La prima cosa che ci colpisce aprendo il suo libro è di vedere di mezzo a quell'azione spuntare un mondo poetico originale, lucidamente concepito. In ogni racconto poetico ci ha ad essere un fondo eroico, una certa grandezza nei concetti e nei fatti, che si allontani dal volgare. Questo elemento eroico presso gli antichi era posto nel coraggio e nella forza, ed il tipo ne è Achille. Nei tempi civili vi si sostituisce la grandezza morale, cioè a dire l'eroico del carattere e dei sentimenti. Manzoni ha egli creato e realizzato l'eroico cristiano, di cui vediamo già le prime tracce apparire nei Martiri di Chateaubriand. Manzoni, lasciando da parte il dogma, ha colto la morale evangelica in tutta la sua perfezione e le ha dato una vita reale. E ne nasce nell'arte conseguenze importanti. Fondamento dell'arte ordinaria è lo sviluppo delle passioni; laddove l'essenza di questo mondo è la loro temperanza, una certa calma e serenità anche in mezzo alle più tumultuose agitazioni. Tipo di queste passioni contenute è Renzo, uomo subito violento, ma che nella sua bontà, nella sua fede, nella reverenza verso il padre Cristoforo trova la misura ed il freno di se stesso.
Non solo la passione vi è contenuta, ma vi è trasfigurata, come nel padre Cristoforo, la cui violenza naturale non è cancellata dal suo nuovo stato, ma nobilitata e indirizzata bene.
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