Ora ciò che allontana il Manzoni da questa schiera volgare, è il suo talento drammatico. Il fatto sotto la sua penna si trasforma e si eleva a situazione, cioè il fatto è condotto in modo che ne scappano fuori sotto la loro forma spirituale le passioni e i caratteri. Abbiamo esaminato le situazioni particolari del romanzo; ora daremo uno schizzo della situazione generale.
L'azione muove da don Rodrigo. Negli epici anche il malvagio ha la sua statua; dotato di energia, di forza, di qualità superiori, incute ammirazione. Il Manzoni ha decapitata questa statua e ridottala a proporzioni affatto moderne. Don Rodrigo è un impasto d'insolenza e di vigliaccheria; adulatore fino del dottore Azzeccagarbugli, amico delle vie sotterranee, messosi attorno a Lucia solo per vanità e puntiglio, gli manca ogni grandezza di carattere, di passione ed anche di una certa depravazione morale che spaventa; è un uomo volgare, che fa il male con leggerezza, e ricorre all'intrigo più che alla forza. Il suo contrapposto è il padre Cristoforo. Non è la forza che combatte la forza, non è il cristianesimo armato di un potere temporale; il mezzo di resistenza è nella sincerità della convinzione, nella efficacia dell'idea. Il padre Cristoforo vince con la sola forza delle parole; una vittoria però tutta morale. Don Rodrigo rimane interdetto innanzi a lui, e quella mano levata lo fa star pensieroso ed inquieto nel suo salotto. Ma se nei personaggi cristiani non vi è azione, vi è un attore secreto che supplisce, ed è la provvidenza.
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