Udendo un'avventura inaspettata noi gettiamo la persona indietro come percossi:
Così percossa, attonitaLa terra al nunzio sta.
Dopo.
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Ei fu. Siccome immobile,
Dato il mortal sospiro,
Stette la spoglia immemoreOrba di tanto spiro,
Così percossa, attonitaLa terra al nunzio sta,
Muta pensando all'ultimaOra dell'uom fatale;
Né sa quando una simileOrma di piè mortale
La sua cruenta polvereA calpestar verrà.
Vedete le finali contenere il succo della stanza:
... una simileOrma di piè mortale.
frase creata dal Manzoni;
La sua cruenta polvereA calpestar verrà.
Immagine colossale: quella turba insanguinata sente cuocerle le piaghe inflittele da Napoleone, e si dispiace della sua morte e desidera senza saperlo che un secondo Napoleone sorga ad insanguinarla. Sentimenti che rendono poetica la moltitudine.
Nella seconda strofa il poeta si pone in iscena. Napoleone rifulge in poche parole.
Lui folgorante in solioVide il mio genio e tacque:
Quando con vece assiduaCadde, risorse e giacque...
Tutti hanno ammirato questo verso tolto da Manzoni al Petrarca:
Due volte cadde ed alla terza giacque.
V'è qui Napoleone. Il poeta gli si contrappone, s'erge un piedestallo dicendogli orgogliosamente: - Son degno di cantarti - . Se ne stacca come un osservatore disdegnoso. La plebe è abbarbagliata ed attirata da qualunque imperatore, sia Napoleone il grande o Napoleone il piccolo, lo applaudisce e lo encomia servilmente: e quando cade, l'oltraggia codardamente. Il poeta rimane in disparte; non mischia la sua voce al «sonito», al frastuono confuso e tumultuoso di mille altre.
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