Poi riprende il tuono epico. Napoleone riman grande nell'immaginazione degli uomini; rimane immensa l'invidia, profonda la pietà, l'odio degli uni è inestinguibile, l'amore degli altri è indomato. La tenerezza si marita con la sublimità.
Qui l'immaginazione del poeta si riposa. Napoleone è finito e rimane ozioso, è costretto a ricordare; l'interesse cambia, ed il poeta cambia tono. Quell'uomo aveva per sogno la monarchia universale e stava per afferrare il suo sogno quando tutto sparisce, e passa al movimento sterile delle rimembranze: è paragonato ad un naufrago che nuota verso prode remote, e riman sommerso dalle acque:
Come sul capo al naufragoL'onda s'avvolve e pesa,
L'onda su cui del misero,
Alta pur dianzi e tesa,
Scorrea la vista a scernereProde remote invan...
Quell'«invan» fa rivivere tutto il passato.
Ed il passato ritorna: ritornano le battaglie e l'ambizione, ma come rimembranza, non percotendovi, ma straziandovi; lamano di Napoleone cade stanca sul suo libro.
Tal su quell'alma il cumuloDelle memorie scese!
Oh quante volte ai posteriNarrar se stesso imprese,
E sull'eterne pagineCadde la stanca man!
Poi continua:
Oh quante volte, al tacitoMorir d'un giorno inerte,
Chinati i rai fulminei,
Le braccia al sen conserte,
Stette, e dei dì che furonoL'assalse il sovvenir!
Il primo «quante volte» era appena accusato, questo è sviluppato fino allo strazio. Tutto è silenzio intorno a Napoleone, i suoi giorni passano senza lasciar orma. «Chinati i rai fulminei ecc.» è il Napoleone d'ogni statua.
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Napoleone Napoleone Napoleone
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