Il romanticismo veniva qui non quale era nel suo fiorire in Germania, ma quale le lotte politiche lo aveano corrotto, facendone un'arma di guerra. Il romanticismo tedesco, di cui vi farò altra volta la storia, aveva avuto mezzo secolo di sviluppo, i suoi grandi poeti come Tieck e Novalis, morto consunto nella fresca etá di trent'anni, i suoi filosofi come Schleiermacher e Schelling, eruditi e filologi come i fratelli Grimm, i suoi centri di vita, prima Vienna, poi Berlino e Dresda. Esso avea questo sviluppo quando in Italia era la dissonanza tra il nuovo contenuto e il classicismo: e la Germania operava la sua rivoluzione letteraria per combattere il classicismo importato dalla Francia.
Piovve in Italia il romanticismo quando il suo teatro era divenuto il Medio evo, sopprimendo il mondo moderno, quando l'idealismo di Fichte con cui aveva tante attinenze, era divenuto misticismo e scolasticismo, quando la libertá delle regole che propugnava era caduta ne' piú ampi trascorsi dell'immaginazione, producendo il fantastico ed un nuovo macchinismo, la mitologia nordica. In questo stato di degenerazione venne in Italia, secco, nudo, con quel fantastico, quella libertá di forme; invaso dal nuovo macchinismo, dovea trovare e trovò grandi opposizioni, sollevò naturalmente l'indignazione di Vincenzo Monti, il piú sereno ed immaginoso poeta classico di quel tempo; che vedeva a Citerea sostituite le streghe, le ballate di Bürger tradotte dal Berchet, a Virgilio ed Omero sostituite le fantasie nordiche.
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