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      Ed è differenza non solo letteraria, essendo artista il genere e poeta la specie; ma piú profonda. Il poeta stesso quando scrive è piú poeta che artista o piú artista che poeta. L'artista non è posseduto tutto intero dal contenuto che vuol rappresentare, il contenuto non investe tutta la sua intelligenza, tutto il suo cuore, non gli toglie il possesso di sé. Gli rimane la forza di poter guardare a distanza il contenuto, come fa il pittore del suo modello; non è tanto intelligenza o sentimento, quanto calore d'immaginazione in quel momento. - Il poeta invece è tutto investito dal suo contenuto, non si calma con l'immaginazione, non ha un mero calore di frasi, di fantasia; ha in sé una forza che lo spinge all'azione, a propugnare tra gli altri quel che sente in sé: e spesso questo soverchiante contenuto impedisce al poeta di essere artista. Ecco perché dissi Dante piú poeta che artista, Petrarca piú artista che poeta, ed aggiungo che Manzoni è piú artista che poeta. Tutto quel suo mondo religioso, morale, patriottico, non è possente abbastanza da tirarlo nell'azione; ma è possente abbastanza per riscaldare la sua immaginazione e far nascere il bisogno di estrinsecare al di fuori quel che sente in sé, e insieme la forza di tener lontano il contenuto, contemplarlo, restargli tranquillo dinanzi. Ciò rende men forte il poeta, ma fortissimo l'artista, che, padrone del suo contenuto, lo volge a suo talento.
      Ne nasce una grande potenza d'analisi. L'uomo investito tutto dal suo contenuto, non ha la quiete necessaria per analizzarlo, è sintetico: un'immagine e passa innanzi.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





Dante Petrarca Manzoni