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      E come in questi episodii, cosí anche nella novella del Grossi la luna č un ingrediente necessario, se non che qui č luna romantica. Appena un po' di luce, una scintilla miracolosa che cade innanzi alla fanciulla, sí che ella si volge al cielo. Ed il cielo č anch'esso romantico, tutto nuvole, sí che a forza di fantasticare, ella vede tra le nuvole la madre, ne sente le lagrime. Si avanza a quel barlume e sente un profondo sospiro, corre verso quella volta e ode il suo nome fra tante grida. Qui si vede proprio il colorito romantico:
     
      In quel mentre dall'ultima campagnaUn fioco move sospirar profondo.
      Tremante accorro, veggo ingorda cagnaLambir sul petto il sangue a un moribondo,
      A cui la faccia un cadavere bagnaMozzo del capo e d'atro sangue immondo.....
     
      Notate quel gruppo: una cagna che lambe il petto d'un moribondo, la cui faccia č insozzata da un altro cadavere. Cosí i particolari producono il fantastico e il grottesco.
      La fanciulla si avanza:
     
      Attente al basso suon le orecchie intendo:
      Oh Dio! m'illuser, o il mio nome udiro?
      Mi balza il cor, trema la man che stendoA svelar quella fronte. Ahimé! che miro!
      Č il mio Terigi... Fuor de' sensi uscitaFra le sue braccia piombo tramortita.
     
      Donde nasce qui l'impressione? Non dal fantastico, il quale, anzi, colpendo l'immaginazione col grottesco, svia e indebolisce il sentimento. La cagna, il cadavere, il capo mozzo producono forse profonda impressione di dolore, come quello
     
      Ahimé! che miro!
      Č il mio Terigi?.....
     
      L'impressione nasce da una situazione che non ha bisogno di tutti que' particolari fantastici, da ciň che la fanciulla sente il suo nome, e, scoprendo la faccia del moribondo, trova il suo Terigi.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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