..... trema la man che stendoA svelar quella fronte. Ahimé! che miro!
Č il mio Terigi...
Il: che miro! č sostituito al terribile: La vide, e la conobbe, e restň. Č una forma sbiadita e comune che si trova nelle canzoni mediocri, nei drammi di effetto, una forma volgare per rappresentare una realtá tanto fuori dell'ordinario.
Come Clorinda riconosce Tancredi, cosí Terigi riconosce l'amata.
La man mi prende, se la stringe al core,
E nel sorriso della pace muore.
Morir nel sorriso della pace, č anche una forma volgare che non vale a rappresentare quello stato indefinibile d'esaltazione in cui č un moribondo che si vede accanto d'un tratto l'amante sua. Pace, vi tira in un altro ordine d'idee, assai diverso da quello di chi ama e muore. Ricordate come Tasso, imitando a sua volta Dante, in modo mirabile rappresenta questo momento:
Mentre egli il suon de' sacri detti sciolse,
Colei di gioia trasmutossi, e rise;
E, in atto di morir lieto e vivace,
Dir parea: s'apre il cielo, io vado in pace.
Qui avete vero sentimento, la realtá semplice e l'arte potente, nella Fuggitiva la realtá straordinaria, truce, e l'arte sbiadita.
Giunto a questo punto, il poeta dovrebbe capire che bisognerebbe finirla. Ma no: la fanciulla cade su d'un teschio, guarda:
In mezzo al sangue e alle ferite, oh Dio,
Scorgo le forme del fratello mio.
Un teschio sul cadavere di Terigi, nel cui petto scava una cagna, la fanciulla in mezzo a quella scena, formano tale unione di fantastico, di grottesco, di sentimentale, che il sentimento č oltrepassato ed ucciso.
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