E l'autore adopera quell'oh Dio! Sfido se ci può essere forma piú volgare e sbiadita per un fatto cosí straordinario.
Dico tutto questo perché in quel tempo la letteratura cercava ciò che vi è di piú straordinario nella realtá, conventi, grotte, selve, riconoscimenti improvvisi, - e n'è prova il Guerrazzi - credendo di raggiungere cosí l'effetto poetico, mentre invece sono le situazioni piú semplici che meglio si prestano al lavoro dell'artista.
Il Grossi non racconta lui. La Fuggitiva accompagna l'esercito nella ritirata, torna a casa, il padre la rigetta, la madre l'accoglie. Ella rimane un anno malata, poi si sfoga con la madre. È un momento poco lontano dalla morte, situazione divenuta comune poi nella letteratura straniera e nella nostra, esempio la Traviata. Avete una morente, l'occhio d'una tisica che travede i fatti rimastile nella memoria, accumula cose su cose, le tronca per passare d'un tratto d'una in altra. Di qui un altro vezzo della nostra letteratura, i famosi puntini, di cui divulgatore fu Tommaso Grossi: per le situazioni esagitate si trovò comodo usare un singhiozzo e molti puntini. Ecco un esempio.
La Fuggitiva si volge alla madre che le ha detto:
Ahi figlia ingrata,
Come ti sei di tanto amor scordata?
E risponde: Scordata... tre puntini. Quale orror! Che dissi mai?... Altri tre puntini.
No, che dal petto e' non mi fu mai scisso...
Puntini; e cosí continua per un pezzo:
Se quel dolor tremendo che provaiSapessi... e qual contrasto... e in qual abisso...
Mentre l'autore vuol rappresentare l'affetto giunto all'estrema punta, a questo modo lo rende ridicolo.
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